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Madame Dubarry (1919), Ernst Lubitsch

  • Immagine del redattore: Vittorio Renzi
    Vittorio Renzi
  • 7 nov 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

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SINOSSI: Jeanne Vaubernier (Pola Negri), un'umile sarta, decide di lasciare il suo fidanzato, Armand De Foix (Harry Liedtke), per iniziare una relazione con il conte Jean DuBarry (Eduard von Winterstein), che può introdurla nell'ambiente di corte. La sua bellezza non passa inosservata agli occhi di Re Luigi XV (Emil Jannings), che decide di farne la sua amante e, per questo, organizza il suo matrimonio con DuBarry. In breve tempo, Jeanne si trasforma in una cortigiana e, grazie all'appoggio del re, il suo potere appare illimitato, benché nessuno a corte dimentichi le sue origini. Armand, però, non l'ha dimenticata e tenta con ogni mezzo di riconquistarla. Allo scoppio della Rivoluzione, lui finirà in prigione e lei sulla ghigliottina.


Vizi, lussurie, grandeur e sommarie semplificazioni per un grande affresco pseudo-storico, derivante senz'altro dai due celebri capostipiti italiani, Quo Vadis? (1913), di Enrico Guazzoni) e Cabiria (1914), di Giovanni Pastrone), e da quelli equivalenti di Griffith oltreoceano, e che ebbe il merito, fra l’altro, di far notare Lubitsch e la sua star Pola Negri dai grandi studios hollywoodiani. Reduce dal successo di altri due kolossal con Pola Negri, Die Augen der Mumie Ma (Gli occhi della mummia) e Carmen, entrambi del 1918, Lubitsch si ritrovò, suo malgrado, a divenire il regista di punta di questo genere, concepito dai produttori dell'UFA allo scopo di riportare la cultura tedesca nel mondo, attraverso il cinema. Ma certo lui avrebbe preferito continuare a girare commedie, cosa che continuerà a fare, prima a intervalli, tra un kolossal e l'altro, e poi in seguito in modo esclusivo.

Madame Dubarry fu il primo film tedesco ad approdare negli Stati Uniti, nel 1920, dopo il lungo embargo imposto alla Germania. Dopo questo e i kolossal degli anni immediatamente successivi (Anna Boylen - Anna Bolena e Sumurun, entrambi del 1920, di nuovo con Pola Negri, e Das Weib des Pharao - Theonis, la donna dei faraoni, 1922), grazie ai quali qualcuno lo ribattezzò "il Griffith d’Europa", la trasferta americana fu pressoché immediata e lì Lubitsch realizzerà i suoi grandi capolavori, contribuendo a creare la grande commedia brillante americana classica, insieme a Capra, Hawks e, più tardi, Preston Sturges e Billy Wilder.



Da un punto di vista puramente storico, non aveva tutti i torti Krakauer a parlarne con sufficienza, affermando che il film


svuota la Rivoluzione del suo significato. Invece di far risalire tutti gli avvenimenti rivoluzionari alle loro cause economiche e ideali, fa di tutto per presentarli come lo sfogo di conflitti psicologici", concludendo che "Madame Dubarry non fa perno sulle passioni insite nella Rivoluzione, ma riduce invece la Rivoluzione a una conseguenza di passioni individuali. Se così non fosse, la tragica morte dei due amanti non offuscherebbe l'insurrezione vittoriosa del popolo. (1)


Eppure, venendo a patti con questa indubbia logica da feuilleton commerciale, Madame Dubarry, nonostante tutti i suoi limiti, è tuttora uno spettacolo godibile, a tratti anche molto divertente, soprattutto per l'estro con cui la bravissima (checché se ne dica) Pola Negri si destreggia, furba e capricciosa, fra i suoi spasimanti di ogni ceto ed età, per la regia già piuttosto dinamica e per l’uso bizzarro che il regista fa dei mascherini, ponendo in evidenza dei dettagli o “giocando” coi suoi personaggi. Memorabile poi il finale tragico e macabro.


Il film è disponibile in doppio formato Blu-ray/DVD

per la casa britannica Eureka - Masters of Cinema.




Madame Dubarry

a.k.a. Passion

Germania, 1919

regia: Ernst Lubitsch

soggetto: romanzo Memoirs d’un médecin di Alexandre Dumas

sceneggiatura: Hanns Kräly, Fred Orbing

fotografia: Theodor Sparkuhl [e Kurt Waschneck]

montaggio: Elfi Böttrich

scenografia: Karl Machus, Kurt Richter

costumi: Ali Hubert

produzione: Paul Davidson, per Projektions Aktiengesellschaft Union-Film (PAGU)

durata: 113’ - 11 rulli, 2493 m

cast: Pola Negri, Emil Jannings, Harry Liedtke, Eduard von Winterstein,

Reinhold Schünzel, Else Berna, Fred Immler, Gustav Czimeg,

Karl Platen, Magnus Stifter

première: Berlino, 18 settembre 1919

(1) Siegfried Kracauer, Da Caligari a Hitler. Una storia psicologica del cinema tedesco, Torino, Lindau, 2001, p. 97.

 
 
 

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