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The Devil's Needle (1916), Chester Withey

  • Immagine del redattore: Vittorio Renzi
    Vittorio Renzi
  • 6 gen 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

Garden of Silence_The Devil's Need_1916

SINOSSI: David White (Marshall - John Minturn nella riedizione) - è un pittore spiantato. La sua modella, Renee (Talmadge), è segretamente innamorata di lui, che però non sembra accorgersi di lei ed è anzi infastidito dal fatto che la ragazza si presenta sempre tardi al lavoro. Questo perché la modella fa uso di morfina. Quando David conosce Wynne (Marsh – "Patricia", nella riedizione), figlia del ricco signor Devon (Turner – "Mortimer" nella riedizione), si innamora di lei e desidera averla come seconda modella per completare il suo dipinto. Ma il fidanzato di lei, Hugh Gordon (Gaye - "Gordon Galloway" nella riedizione) le proibisce di tornare nello studio del pittore. Per la frustrazione, David, su incoraggiamento di Renee, inizia anche lui a drogarsi. Riesce così a portare a termine il suo dipinto. Quando Wynne trova il coraggio di fuggire di nascosto e tornare da lui, i due si sposano in segreto, mettendo il padre e l’ex fidanzato davanti al fatto compiuto. David però ormai è dipendente dalla droga. Un anno dopo, dopo aver toccato il fondo e aver chiesto a Renee di procurargli la droga, David decide finalmente di disintossicarsi trascorrendo un periodo in campagna. Ma proprio quando torna in città, Wynne viene rapita e segregata da alcuni malviventi. David e Renee riescono a salvarla.


Quando uscì nel 1916 il film era privo di copyright. Soltanto al momento della sua riedizione, nel 1923, la casa di distribuzione Tri-Stone Pictures provvide al copyright e modificò anche alcuni dei nomi dei personaggi. Il film fu riproposto in parte per sfruttare l'enorme fama conquistata dalla Talmadge, oramai una grande stella del firmamento hollywoodiano. Ma c’era anche un altro motivo di interesse nel riproporre quel vecchio film pre-Hollywood: la morte del giovane e popolare attore, sceneggiatore e regista Wallace Reid, nel gennaio di quello stesso anno, a causa della sua dipendenza dalla morfina.

Il tema centrale del film è dunque la dipendenza dalla droga. David e Renee fanno uso di un piccolo ago iniettandosi la morfina nel polso, un gesto spesso alluso, ma anche, in un paio di casi, mostrato esplicitamente, per quanto possibile (non vediamo di certo l’ago entrare nella vena!). Nel cinema degli anni Dieci, sia americano che europeo (in particolar modo danese), certi temi scottanti e “sensazionali” erano abituali, come la droga, la prostituzione e sopratutto la tratta delle schiave bianche che, negli anni immediatamente precedenti, era proliferata sugli schermi. Il cinema - né più né meno come si fa ancora ancora oggi - tentava di presentarli sotto una duplice veste: quella del film di denuncia, e quella dell’intrattenimento e quindi della spettacolarizzazione di quegli stessi temi. Un rapporto di equilibrio che pendeva a favore dell’uno o dell’altro aspetto a seconda delle epoche e dei tipi di censura in vigore. Nel caso in questione, i produttori sembrano aver trovato un equilibrio sufficiente a far sì che il film non risulti mai troppo noioso. Si mostra anzi interessante nella sua capacità di creare dei personaggi, se non reali, quantomeno verosimili, per i quali si prova più empatia e comprensione che non un giudizio distaccato, anche se gli sviluppi della narrazione rientrano poi nei ranghi di una semplificazione convenzionale e artificiosa.



Com'è arrivata Renee a drogarsi? Un cartello ci spiega che la ragazza era divenuta dipendente da morfina durante il suo servizio da infermiera, in tempo di guerra, per calmare i nervi. Ma, come nota argutamente il curatore del blog Movies Silently, nel 1916 gli Stati Uniti non erano ancora entrati in guerra, perciò il cartello fu sicuramente inserito all'epoca della riedizione nel 1923. In aggiunta, si potrebbe ipotizzare quanto segue: dal momento che proprio nei primi anni Venti la Talmadge era divenuta la più grande stella di Hollywood, bisognava trovare un appiglio alla motivazione del suo uso di droga in quel suo vecchio film. Altrimenti la sua dipendenza non sarebbe stata giustificata da altro che dalla sua frustrazione per il suo amore non corrisposto verso David. Chissà, forse non era sufficiente il fatto che, dopo aver tentato e messo sulla cattiva strada della droga il povero David, nella seconda parte Renee, oramai disintossicatasi, si redima dapprima aiutandolo a smettere con la droga, poi riconducendolo fra le braccia della moglie e sacrificando così i suoi stessi sentimenti.


L’”ispirazione preconfezionata” - per citare una didascalia del film - della droga si presenta, nel caso di David, sotto forma di allucinazioni che innescano la sua creatività (anche se, a giudicare dai risultati, si tratta di un mediocre e convenzionale pittore da Accademia d’Arcadia di due secoli prima, e dunque con ben poche qualità!). In due diverse scene vengono utilizzate delle sovrimpressioni: la prima, quando David si inietta la droga per la prima volta e, dinnanzi ai suoi occhi, appare la figura fantasmatica di Winnie che lo ispira a completare il suo dipinto; la seconda quando, un anno dopo, oramai totalmente dipendente dalla morfina, seduto guardando il camino vede prendere forma un paesaggio bucolico in cui si muovono due allegre ninfe, evidentemente, l’unico soggetto pittorico al quale riesce a pensare...

Anche le didascalie (a volte su sfondo viola) suggeriscono con dei piccoli disegni il tema della dipendenza, raffigurando di volta in volta una siringa, il volto del diavolo, un teschio, un drago, e così via.


Dal punto di vista del trattamento degli spazi e delle scenografie, il film appare rigidamente diviso in due parti distinte e anzi opposte: nella prima, tutta ambientata in interni (dall'abitazione-studio del pittore, alla casa o all'ufficio dei Devon), e vi ricorre l’uso antiquato di fondali dipinti a mo’ di vista dalle finestre, allo scopo di conferire profondità di campo a un’ambientazione altrimenti tutta chiusa fra le pareti; nella seconda parte, invece, prevalgono le scene girate in esterni: i vicoli e le stradine, che ricordano le location malfamate del Lower East Side di New York mostrate, ad esempio, dal celebre corto di Griffith The Musketeers of Pig Alley (1912), ma anche la campagna, con la sua vita sana e l’umile lavoro nei campi, che si pone un classico anticlimax alle tentazioni e ai vizi della città: ed è qui che “miracolosamente” il protagonista guarisce del tutto dalla sua dipendenza. Nella parte finale, inaugurata dal rapimento di Winnie, creduta “una spia del movimento riformatore” e sequestrata da alcuni malviventi, in questo film dai ritmi piuttosto posati, c’è spazio per un’accelerazione tutta griffithiana, fra lotte, sparatorie, fughe e salvataggi all'ultimo momento, in cui si dà una dimostrazione di un uso, se non eclatante, quantomeno funzionale del montaggio alternato la cui lezione è stata oramai ben assimilata dal cinema americano. I pochi minuti della scena finale, che vede la riconciliazione fra marito e moglie per mano di Renee, sono al limite dell’inguardabile, dato che la pellicola mostra segni evidenti di decomposizione, come in altre ma assai più brevi parti del film. Risulta inoltre ancora mancante una breve scena in cui David, ancora in balia della sua dipendenza, rientrando a casa dopo aver vissuto per un certo periodo nello stesso pensionato di Renee, trova la moglie in compagnia del suo ex fidanzato, Hugh, ed estrae al pistola. Ma il seguito è invece presente: il suo vecchio maggiordomo e amico convince David a desistere e a rendersi conto che la moglie non ama che lui.


La recitazione, aiutata dai piani ravvicinati (piani medi, piani americani e, spesso primi piani) è d’impronta naturalistica. Tully Marshall, all'epoca già cinquantenne e quindi un po’ fuori parte, aveva interpretato con successo la parte di un tossicodipendente nel dramma teatrale The City, di Clyde Fitch. Marguerite Marsh era la sorella maggiore di Mae Marsh, una delle attrici favorite di Griffith, ma non possedeva né il suo fascino né, soprattutto, la sua bravura e si trovò così a interpretare perlopiù dei ruoli secondari nei film della sorella. La maggiore delle tre sorelle Talmadge, tutte attrici, nel 1916 aveva solo 22 anni, ma aveva già interpretato oltre duecento cortometraggi e diversi lungometraggi per la Vitagraph (dei quali oggi non restano che pochi titoli), ma l'aveva lasciata l'anno precedente per approdare alla Fine Arts Company di David W. Griffith. In quello stesso 1916, Norma sposò l’attempato impresario di Broadway Joseph Schenck, e la coppia fondò la Norma Talmadge Film Corporation, compagnia tramite la quale la sua carriera si avviò verso un successo sempre più smagliante.

Quanto al regista, l’attore e sceneggiatore Chester Withey, The Devil’s Needle fu il suo film d’esordio, a cui seguirono una trentina di titoli e poi il ritiro dal cinema, prima come regista, poi come attore, agli inizi dell’era del sonoro.


Il film è disponibile in DVD e Blu-ray, edito nel 2012 da Kino Lorber con il titolo Devil's Needle & Other Tales of Vice & Redemption, e comprende altri due titoli di quegli anni: Children of Eve (1915, di John Collins) e The Inside of the White Slave Traffic (1913, di Frank Beal), tutti con didascalie in inglese.

The Devil's Needle

Usa, 1916

regia: Chester Withey

sceneggiatura: Chester Withey, Roy Somerville

musica: [Rodney Sauer, 2012]

produzione: Fine Arts Film Company

durata: 66’ (5 rulli)

cast: Tully Marshall, Norma Talmadge, Marguerite Marsh,

F.A. Turner, Howard Gaye, John E. Brennan,

Paul Le Blanc, Monte Blue, William Courtright

data di uscita: 13 agosto 1916

 
 
 

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